Nuovi materiali e tecnologie: il futuro del settore logistica delle merci. Minore impatto ambientale e riduzione dei costi della filiera di distribuzione: sono queste le promesse delle piccole e delle grandi innovazioni in una delle principali attività dell’economia
Il flusso delle merci dai produttori ai singoli punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata rappresenta una delle attività cardine dell’economia: oltre a generare ricchezza ed occupazione, la logistica dei prodotti è costantemente alle prese con la ricerca di soluzioni che consentano di contenere i costi e l’impatto ecologico dei viaggi su strada, ma anche per via aerea e navale, indispensabili per la circolazione dei prodotti finiti.
Fulcro dei complessi flussi di distribuzione dei beni sono degli strumenti molto semplici: i pallet. Le pedane impiegate nello stoccaggio e nel trasporto delle merci agevolano le operazioni di carico e di scarico, salvaguardando l’integrità dei prodotti ed ottimizzando l’uso degli spazi.
Ai vecchi pallet in legno, tuttavia, sono legate tutta una serie di criticità, che vanno dal notevole impatto ambientale derivante dal loro breve ciclo di vita, alla crescita del mercato nero della compravendita di bancali usati, passando per le inefficienze organizzative delle reti di distribuzione.
Dall’introduzione di materiali plastici come il polietilene ed il polipropilene in sostituzione al legno, fino all’adozione degli strumenti dell’Internet of Things per rendere tracciabili i singoli pallet: i cambiamenti in atto nel settore sono molti e, senza dubbio, tutti piuttosto promettenti.
Dalle attività di vendita al dettaglio che necessitano di stoccare piccole quantità di merce, alle grandi realtà industriali che movimentano tonnellate di materie prime e di merci: sempre più aziende scelgono di adottare i pallet in plastica, versatili e progettati per le più disparate destinazioni d’uso, abbandonando quelli in legno. Il lento tramonto dei bancali tradizionali rappresenta una buona notizia sul fronte ecologico, perché specie in quei paesi in cui mancano serie politiche ambientali, la produzione dei pallet in legno ha a lungo rappresentato una delle prime cause del disboscamento intensivo.
Dal punto di vista della realtà imprenditoriale, tuttavia, sono soprattutto le qualità caratteristiche dei pallet in plastica a dettarne il successo: minor peso da scariche, semplicità di stoccaggio, resistenza, scarso bisogno di manutenzione, elevata capacità di carico, prezzi in linea con quelli dei bancali lignei e possibilità di esserere declinati nella versione HACCP sanificbile (utile per cliniche e ambulatori). Il basso costo dei pallet in plastica si spiega tenendo conto delle tecniche di produzione, che consentono di stampare con facilità anche modelli con misure diverse da quelle standard, a partire da materiali rigenerati.
La diffusione delle pedane in plastica sta contribuendo a porre un freno anche all’annosa questione del mercato nero dei pallet: episodi legati a furti nei grandi centri di distribuzione, ricatti e reimmissioni di bancali venuti a contatto con sostanze tossiche o inquinanti sono spesso saliti all’onore della cronaca, a testimonianza di un giro di affari sommerso che, secondo Legambiente, nel 2016 ammontava ad oltre 720 milioni di euro.
L’affitto e la compravendita di pallet in nero è causa non solo di un ingente danno all’erario e alle aziende oggetto di sottrazioni illecite, ma rappresenta anche un pericolo per la salubrità delle merci che circolano sul territorio (specie nel caso dei prodotti alimentari) e di conseguenza per la salute dei consumatori.
È anche nell’ottica di affinare ulteriormente il controllo della circolazione dei pallet sul territorio che, alcuni anni fa, l’Università di Bologna avviava, nell’ambito del progetto di studio ‘Food Supply Chain’, un esperimento di ‘pallet pooling’. Con questo termine si indica una stretta collaborazione tra membri della catena di distribuzione, grazie alla quale è possibile ottimizzare i movimenti dei bancali ed eliminare un passaggio fonte di gravosi sprechi: quello relativo ai viaggi a vuoto di camion, tir e mezzi di trasporto vari impegnati nella restituzione dei pallet non a perdere (scarichi).
Collaborando con un importante vettore di trasporto merci italiano e con i punti di vendita di uno dei principali attori della grande distribuzione, i ricercatori dell’Università di Bologna hanno sperimentato sul campo le potenzialità del software per la gestione della logistica messo a punto nell’ambito del progetto.
I risultati? Molto incoraggianti. Semplicemente ottimizzando i rapporti tra produttore, trasportatore e grande distribuzione, nell’arco di un anno è stato possibile ridurre del 42% i chilometri percorsi per movimentare i prodotti destinati al consumatore, abbattendo di circa 2.600 tonnellate la produzione di CO2 attesa.
L’evoluzione di questo cruciale settore dell’economia naturalmente non si ferma qui: a promettere le innovazioni più importanti sono le innovazioni dell’Internet of Things, che secondo le previsioni di Berg Insight potrebbero presto portare alla diffusione di veri e propri “pallet” versione 2.0. In poche parole, grazie a tecnologie che consentono di connettere ad internet oggetti di qualunque tipo, minimizzando la richiesta di energia elettrica, diventa possibile tracciare con precisione i movimenti della singola unità, con il duplice effetto di impedirne l’introduzione nel mercato nero e prolungarne il ciclo di vita.
Minore impatto ambientale e riduzione dei costi della filiera di distribuzione (con ripercussioni positive anche sui prezzi al consumo): sono queste le promesse delle piccole e delle grandi innovazioni del mondo della logistica delle merci.
L’articolo originale è consultabile al link:
Nuovi materiali e tecnologie: il futuro del settore logistica delle merci